Anno 1807

Tra la popolazione c’è un forte risentimento verso le Autorità per il fatto che ancora non si è provveduto a restaurare la Chiesa di S. Cristina, ridotta in “una capanna”, dopo il terremoto di due anni prima. La situazione è talmente carica di tensione che induce il Sindaco, Angelantonio Vignone, coadiuvato dall’Arciprete D. Nicolantonio Vignone, a promuovere un incontro con le persone più rappresentative del paese per studiare le iniziative da intraprendere. Quello che occorre è procurare fondi, visto che il Governo centrale non ne fornisce e che nel passato ci si è dati poco da fare. Si prepara, allora, un “piano” che prevede il concorso alle spese da parte di tutti i Cittadini, a secondo delle loro possibilità economiche. Cosicché “I Capi famiglia” più poveri (“infimi”) daranno 5 carlini all’anno, quelli medI 10, “I benestanti e possidenti” almeno 20. Il Principe della Leonessa sarà tenuto a concorrere maggiormente “non solo perché Capo Cittadino”, ma anche perché “ha le Cappelle nella Chiesa”. Se poi qualche capo famiglia non potesse pagare, vuoi dire che contribuirà “con la sua opera personale”.

Il Decurionato si esprime favorevolmente al “piano” e così si rivolge all’Intendente per ottenere il nulla-osta: Sono troppe note a VE le sciagure sofferte da questa disgraziata Provincia desolata dal terremoto del 26 luglio 1805, e specialmente di questa infelice Città, la quale buona parte si eguò al suolo. La perdita de’ particolari fu sensibile, ma luttuosa e sensibilis­ sima fu la ruina di questa Cattedrale, la quale pomposa che era, ci si presentò la più lagrimevole, nel vedersi i di Lei Pastori dispersi, senza avere dove fare i loro sacrifici ed ove esercitare gli atti della cristiana pietà … Per ristorare la Casa di Dio è divenuto il Governo a formare un piano onde poter ritrarre una conveniente summa di denaro ed impiegarla in sì necessario e santo uso… (ASC – Intendenza Molise – b. 864 – f. 16) Viene così nominata una Commissione (” Deputazione”), che comprende 3 Decurioni e 3 Prelati, un Cassiere che porterà i conti, un Esattore incaricato a riscuotere le somme.

Il “piano” viene approvato dall’Intendente; si iniziano i lavori per il restauro della Chiesa Madre. La Deputazione è così composta: D. Biase Giacchi, D. Francesco Mucci, D. Beniamino Finizia, l’Arciprete Don Nicolantonio Vignone, i Canonici Don Domenicantonio Tiberio e Don Michele Vignone. E’ designato Cassiere D. Pasquale Maglieri, mentre Vincenzo Antonio Tedeschi è nominato Esattore. La raccolta di fondi, però, non da i risultati sperati. Occorrerebbero almeno 1500 ducati per dare inizio all’opera.

Il Sindaco chiede consigli all’Intendente: “..Si sta costruendo la Chiesa di Baranello, caduta ugualmente sotto le rovine del terremoto; potrebbe VE. benignarsi di farci sapere gli espedienti si son dati per quella, affinchè anche noi possiamo imitarli e non sentire più i clamori della popolazione. ..” Si presenta, intanto, reclamo, al Ministero degli Interni da parte della Deputazione della Città di Sepino.

Si ricorre anche ad una supplica rivolta al Re:
Sire, nel felice passaggio della M.V. per queste fortunate contrade a 24 del mese di set­ tembre, questo Comune della nostra Città di Sepino in Provincia di Molise nel Sannio fé presentare alla M.Y per mezzo del di lei Aw.to D. Liborio Arcari un’umil supplica, con la quale vi fé presente che diètro le ruine del flagello del terremoto restò abattuta al suolo la Chiesa Cattedrale di S. Cristina Protettrice di detta Città di patronato della Comune medesima inabilitata alla riedificazione, non solo per le miserie cagionate dal terremoto suddeto, ma anche dalla povertà cresciuta a dismisura all’intera Popolazione per la gragnuola caduta in gran copia in queste desolate campagne la sera del 10 luglio di quest’anno, che devastò tutt’i grani già cominciati a mietersi, come altresì i granoduri, ed altre vettovaglie, vigne, frutti e ghiande, si awanzò d’umiliare alla M.V. le più calde e fervide preghiere per far risorgere il Tempio di Dio e per abilitarsi agli esercizi della Religione e del Culto, che tanto fu inculcato dalla M.V. col suo tenero e paterno Re al colloquio del quale onorò il numeroso Popolo accorso a tributarvi i dovuti omaggi.

Commosso il pio e religioso vostro Real animo, l’assicurò che avrebbe somministrati i mezzi per tirarsi a posto la riedificazione della Cattedrale suddetta a spese Reali. Rimase la Popolazione suddetta tutt’allegra e ringorata dalla suddette benigne, paterne e pie disposizioni; onde dietro ad esse rianimati tutt’i cittadini si accinsero alla costru­ zione di grosse calcare per la calce, e ad altri ammanimenti pel bisogno preciso alla riedificazione.

Passò inseguito a farne l’appalto col Capo Mastro, che senza perdita di tempo solleci­tato dal Popolo incominciò il lavoro. La Deputazione della Fabbrica si fa un dovere rinnovare alla pietà della M.V. le mede­ sime fervide suppliche a tal oggetto, trovandosi già dato principio alla fabbrica, che il Maestro appaltatore minaccia di abbandonare e lasciarla nell’imperferzione per l’ina­ bilità della Comune a prestarsi pronta al pagamento giornaliero a’ fabbricatori addetti, che a tenor dell’appalto convenuto per la sola Maestria ascende a Ducati 1500 senza la spesa del Campanile ed altro per i lavori di stucco ed abbellimenti per rendersi il Tempio atto alla celebrazione de’ Sagrificj ed ogni altro per il Divino Culto. Signore, la Deputazione suddetta prostrata al vostro Real Trono più colle lagrime che colla penna pieni di fiducia nelle vostre promesse, le rinnovano unitariamente le pre­ ghiere acciò si compiaccia di dar per la riedificazione suddetta quelle energiche prov­videnze che il pio religioso e magnanimo cuore della M.Y saprà suggerirvi, affinchè si perfezioni l’incominciata gran-d’opera. Non cesserà di continuo la Deputazione con tutt’il Popolo di porgere all’Altissimo i più caldi ed ardenti voti per l’incolumità, felici­tazione ed esaltamento della M.V., che Iddio per un atto di sua Provvidenza si è beni­ gnato mandarci per la felicità de’ Popoli a V.M. affidati. L’avranno dalla vostra Real Clemenza a grazia singolarissima, come da Dio. (ASC – Intendenza Molise – b. 864 -f. 16) Pochi giorni dopo viene nominata una apposita Commissione per “far uno scandaglio delle spese occorrenti alla riedificazione della Chiesa”. Essa è composta da: Bernardino Arcari (anni 64). Michele Finizia (anni 53), Domenico Tiberio (anni 54), Salvatore Martino (Dott. Fisico di anni 54), Carlo Volpe (Dott. Fisico di anni 46), Vincenzo Tammaro (Notajo di anni 40), Giuseppe Brini (Notajo di anni 54) e Alessandro Arcari (anni 32).

“… Varj Maestri Muratori di accordo hanno dato il loro saggio che per la suddetta rie­ dificazione, oltre alla calce già manqfatta dal Popolo, occorrono: Tavole, travi, embrici, scavo, fabricatura. arena, tufi, gesso, centroni.funi. costruzione del Campanile, gradina­ta da parte di oriente, mattonata, coro di legno, organo, orchestra dell’organo, pulpito, vetrate, stucco … In uno ducati settemila duecento e dieci”. Si possono risparmiare ducati 1000, “concorrendo l’animato Popolo…”. E’ necessario l’intervento Reale. “….In questo solo modo potrà riedificarsi il Tempio di Dio, altrimenti li Cittadini si renderanno incivilizzati, irreligiosi, irrispettosi e scostuma­ ti perché mancando il culto verso Dio e la parola Evangelica, che sono la base fonda­ mentale di ogni cristiana società, mancherà tutto…”